Gli ISP verranno coinvolti nel business della musica?

Gli ISP verranno coinvolti nel business della musica?Dall’America all’Europa ormai le parole d’ordine per le associazioni antipirateria sembrano essere “coinvolgiamo gli ISP”, in modo che facciano il lavoro sporco per noi, mandando avvisi d’infrazione e magari scollegando gli evasori impenitenti.

In effetti, questa strada l’hanno ben capita anche la RIAA e la MPAA, in quanto non si avrebbe bisogno di aspettare che, come in Francia, vengano promulgate leggi, che poi rendono le istituzioni invise all’opinione pubblica.

Ma gli ISP cosa ci guadagnerebbero da questa partnership?

Anche qui sembrerebbe che qualcosa bolli in pentola, come dimostra uno studio commissionato dalla BPI agli analisti Ovium, secondo il quale se tutti gli ISP del Regno Unito lanciassero abbonamenti, che comprendessero anche la possibilità di acquisire musica legalmente, si potrebbero generare nuove entrate pari a 103 milioni entro il 2013.

Lo studio inoltre si basa su un mercato digitale pari al 41% nel 2009 ma in una visione più globale, ci potrebbero essere 203 milioni di nuove entrate.

La relazione inoltre sembrerebbe dimostrare che, oltre a questi guadagni, i grandi ISP, Virgin Media, Sky, BT, O2, Orange e TalkTalk, essendo coinvolti nel business della musica, avrebbero altri incentivi.

Inoltre la BPI dice che “Le prospettive di guadagno per gli ISP per i servizi di abbonamento musicale potrebbero aumentare notevolmente, se i servizi venissero offerti ai consumatori in tandem con un’azione incisiva per contrastare il download illegale di musica”.

L’ISP Talk Talk, contattato da Torrent Freak, ha preso le distanze da questa relazione presentata da un’industria che da una parte non vuole cambiare i propri modelli di business seguendo le nuove tecnologie e dall’altra preme sul governo perché criminalizzi i propri clienti.

Talk Talk non vuole fare il lavoro sporco a vantaggio dell’industria musicale ma dice che, se gli altri ISP verranno pesantemente coinvolti nel business della musica, è ovvio che poi cercheranno di proteggere i loro guadagni.

Il loro passaggio da semplici vettori, a parte in causa, potrebbe cambiare molte cose.

Del resto anche la grossa concorrenza fra fornitori di banda ha fatto scendere i prezzi e potrebbe portare molti ISP a ritenere conveniente questa partner-ship con l’industria musicale.

Comunque, sempre secondo la relazione, gli ISP potrebbero offrire, al prezzo molto conveniente di 6,49 sterline, dei servizi che gli permetterebbero di guadagnare in campo diverso da quello, ad esempio, offerto da Itunes.

Ma il prezzo molto abbordabile è collegato con servizi soprattutto di streaming, con limitata dotazione per il download, non certo servizi per riempire l’IPOD.

Quindi molto probabilmente sarà già molto difficile convincere gli utenti che condividono a passare a modelli di abbonamento a pagamento, oltretutto si vogliono offrire servizi di qualità molto inferiore assicurandosi nello stesso tempo la lealtà degli ISP che, essendo parte in causa, saranno più attenti nel perseguire gli evasori del copy-right. Il grosso vantaggio in questo discorso è sempre e soltanto per le etichette discografiche ed è ovvio, quindi, perché Talk Talk non sia d’accordo.