Uranio impoverito

Cos’è l’uranio impoverito? Come si produce? L’uranio impoverito è radioattivo?

radioattivo

Si è parlato molto di uranio impoverito negli scorsi anni, soprattutto dopo le varie guerre che si sono avvicendate nei Balcani e che hanno visto un’attiva partecipazione delle forze armate italiane con un notevole numero di morti per esposizione ad uranio impoverito. L’uranio impoverito è l’uranio che resta dopo il processo di arricchimento: una miscela di Uranio 238 e Uranio 235 in cui la percentuale di quest’ultimo (che è l’isotopo destinato alle reazioni) è minore dello 0.7%, solitamente intorno allo 0.1 – 0.2%.

L’Uranio impoverito è dunque meno radioattivo dell’uranio naturale… resta tuttavia radioattivo, provocando con molta probabilità danni all’essere umano dopo lunghe esposizioni, e diventa seriamente pericoloso in caso di inalazione o ingestione. In cosa è usato l’uranio impoverito?

trattamento uranio

L’Uranio impoverito è usato per scopi civili e bellici; il suo utilizzo è derivato da alcuni fattori molto importanti: è un materiale molto denso (1.7 volte più denso del piombo), è particolarmente maneggevole, costa poco (in quanto lo si trova facilmente tra gli scarti dei reattori nucleari o come scarto del processo di arricchimento), prende fuoco al contatto con l’aria (uso militare).

Per quanto riguarda gli scopi civili esso è particolarmente sicuro: è sempre confinato in appositi contenitori, e non essendo altamente radioattivo le radiazioni non escono in nessun modo dal contenitore (è usato, ad esempio, in medicina per la schermatura dalle radiazioni, o in ambito aerospaziale); inoltre non è soggetto ad esplosioni.

In ambito bellico viene usato per costruire principalmente munizioni anticarro: al contatto con il corpo il proiettile esplode e l’uranio impoverito prende fuoco aumentando notevolmente la temperatura e quindi la capacità di penetrazione dell’arma.

L’uranio impoverito viene anche usato per costruire delle corazze, data la sua elevatissima densità. Chi si trova all’interno di una corazza così costruita non rischia (in quanto non sottoposto a radiazioni) a meno che la corazza stessa non venga distrutta o lacerata liberando uranio impoverito in polvere.

Inoltre, per lo stesso motivo delle munizioni anticarro, molti proiettili per le armi dei soldati sono all’uranio impoverito: in Kosovo tutte queste esplosioni hanno seminato una quantità di uranio impoverito di 10.000 tonnellate (fonti NATO) che può dunque essere trasportata dal vento, essere assorbita dal terreno o dalle falde e portare danni anche a lungo termine.

Concludendo, c’è da dire che se da un lato i fattori di molte malattie sono completamente estranei all’uranio impoverito, e che una breve esposizione può non provocare danni nella maggioranza dei casi (a meno, ovviamente, di ingestione o inalazione), dall’altro resta la domanda sull’utilizzo di questo tipo di armi… ed in generale delle armi.