Università e scuole in rivolta.

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Probabilmente non ci sarebbe bisogno di parole: basta guardare queste immagini, raccolte un po’ ovunque, per vedere cosa succede al momento dell’università italiana. La terra della cultura, insomma, dà a volte l’idea di diventare cultura della terra.protesta1 Non è un gioco di parole, non è un disprezzo per chi della terra ha fatto la sua vita e la sua cultura (anzi, ringraziamo chi ancora lo fa!) ma un gioco assurdo di un potere che mira ad inaridire le menti di tanti ragazzi, le speranze di tanti giovani e le prospettive di tanti altri che hanno cominciato a navigare anni fa e che ora si trovano, dopo anni di studio, a dover probabilmente cambiare un lavoro che amano e che fanno da anni, magari non pagati come i colleghi del resto d’Europa e del mondo, ma per un lavoro che si ama e per un posto che si ama a volte si fanno anche sacrifici.protesta3
Solo che oggigiorno assistiamo (non inermi) a questo sacrificio dell’istruzione: assoggettata al potere. Non inermi perché tutta l’Italia, da Torino a Palermo, è in rivolta! A Salerno già da ieri ricercatori e studenti occupavano il rettorato contro la minaccia di un intervento della Digos; a Roma è stata presa la sede di Architettura; a Torino gli studenti si organizzavano per bloccare la stazione Porta Nuova; poi ancora Milano, Palermo, Bologna, Firenze, e tante altre piccole realtà, compresi istituti superiori di secondo grado. Oggi è previsto un presidio a Montecitorio; purtroppo però questa macchina infernale non sembra avere un freno: le grida di migliaia se non milioni di studenti e docenti e “addetti ai lavori” non hanno voce in capitolo… strano eh?protesta6 Riteniamo inammissibile – afferma la Rete della conoscenza – che dopo mesi di mobilitazione, cortei, occupazioni, lezioni in piazza, il Ministro non abbia mai risposto nel merito alle critiche e alle proposte degli studenti, e che il Governo agonizzante, privo di una maggioranza possa cercare con arroganza di ottenere l’approvazione di una riforma che con l’ingresso dei privati nei CdA, la sostituzione delle borse di studio con sistemi di indebitamento degli studenti, la precarizzazione della ricerca, distrugge l’università pubblica. Eppure i telegiornali non ne parlano, le televisioni mute, non una parola a riguardo… vien da chiedersi se i giovani, la risorsa principale del mondo, in questo paese non siano diventati di troppo, merce da utilizzare a tempo determinato o chissà cosa. E se volete chiedermi se sono triste la risposta è “Sì, lo sono”.

Foto via www.repubblica.it