Il passato non cambia, la storia sì

Desaparecidos

Rivisitazione di una dittatura.
La fama virgiliana, così come la calunnia, che appena nata è solo un’auretta assai gentile (Il barbiere di Siviglia, Rossini), sono degli esempi di come si possa cambiare o distorcere in modo radicale l’essenza delle cose, anche passate! Così può succedere che una semplice rilettura di una storia può diventare dapprima una piccola e flebile voce, quindi, col passare del tempo, la pura verità! Per fortuna al momento siamo solo alla prima parte. Ma vediamo cosa è successo e cosa sta succedendo.

L’11 settembre 1973 i vertici militari cileni, comandati dal Capo di Stato Maggiore dell’esercito Augusto Pinochet, misero nelle mani della giunta militare il governo del paese fino a quel momento guidato dal socialista Salvador Allende. Durante il colpo di stato Allende morì. Pinochet fu nominato a capo del governo, di poco a poco divenne il solo presidente della giunta militare, quindi Capo supremo della Nazione fino ad autoproclamarsi Presidente della Repubblica. Tuttavia la Repubblica non esisteva: gli orrori del golpe continuarono per tutti gli anni della dittatura (Pinochet lasciò la presidenza l’11 marzo 1990), arrivando ad oltre 3.000 morti (desaparecidos) e 130.000 arresti sommari; la tortura era un’arma comune contro i nemici di Pinochet; non esisteva il parlamento, non c’erano libertà civili né politiche, le persecuzioni erano all’ordine del giorno così come le violazioni sistematiche dei diritti umani. Anche quello che è stato comunemente definito miracolo cileno, cioè la forte ripresa economica dell’economia cilena durante gli anni di Pinochet, è soggetto a frequenti rivisitazioni e contraddizioni.

Tralasciando ora il ruolo fortissimo degli Stati Uniti in tutta questa storia, passiamo ai giorni nostri. L’ultimo governo cileno ha decretato che, nei sussidiari dei bambini, la parola dittatura sia sostituita dall’espressione regime militare, lasciando tuttavia ai docenti libertà di utilizzo della parola dittatura! (liberi di essere senza parole)
La ragione ufficiale è quella di un semplice invito al dibattito sugli anni del regime; dall’altro lato della barricata è solo il primo tentativo della destra cilena di ripulire la storia dagli orrori della dittatura, morti e scomparsi in primis; sopra tutto c’è la consolazione (vana?) che questi nuovi sussidiari dureranno al più fino al nuovo ministro dell’istruzione.
Ma ai bambini chi pensa?