La misteriosa cartina di Piri Reis
Nel novembre del 1929 il direttore dei musei nazionali turchi nel sistemare quanto era contenuto nell’antico palazzo imperiale di Instambul, il famoso Topkapi, scoprì un pezzo di carta geografica della terra sulla quale figuravano 24 iscrizioni in lingua turca e una di esse faceva riferimento all’autore, ossia Piri Re’is Ibn Aji Mehmed, più conosciuto col nome di Piri Reis.
Appartenente ad una famiglia di noti navigatori turchi, dopo aver preso parte alle battaglie di Modon e di Lepanto, fu nominato ammiraglio e successivamente divenne comandante della marina egiziana.
Conosciuto dai navigatori del suo paese per il “Kitabi Bahriye”, ossia il libro della marina che rappresenta un vero e proprio trattato sulla navigazione nelle acque del Mediterraneo e che comprende ben 207 carte disegnate dallo stesso Piri Reis.
L’importanza del “Kitabi Bahriye” è dovuta al fatto che questo libro racchiude la verità storica sull’avventura di Colombo. Infatti racconta come il navigatore genovese non abbia scoperto l’America, ma l’ha semplicemente riscoperta, conoscendone già l’esistenza, ragion per cui si era diretto verso quella terra sicuro di quello che vi avrebbe trovato.
Un marinaio di Colombo, catturato e divenuto schiavo dello zio di Piri confessò di essere in possesso di una mappa che aveva ricevuto dal navigatore genovese, mappa di cui si servì Piri Reis per la stesura delle sue carte.
La carta di Piri Reis, poco dopo la scoperta fu esaminata da studiosi di particolare prestigio i quali, forse in maniera troppo rapida, giunsero a ritenere che non si trattava della carta di Cristoforo Colombo.
La verità è che non si voleva vedere oltre, perché ciò avrebbe significato rimettere in gioco le già dubbie basi della storia dell’umanità e della sua evoluzione.