Resident Evil 7 recensione

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La saga di Resident Evil rappresenta uno dei capostipiti del genere survival horror di maggior successo nel panorama videoludico; fin dalla sua prima apparizione su Playstation One, ha saputo catturare i giocatori grazie all’atmosfera cupa e misteriosa, capace di tenere i nervi a fior di pelle anche ai player più temerari. Da un’iniziale rappresentazione horror data dai classici zombie, da cui poi si intrecciava una complessa storia di complotti, società segrete e virus letali, si è poi passati ad incentrare la saga sempre più sulle mutazioni genetiche e mostri di ogni fattezza, mantenendo il filo conduttore basato sulle atmosfere ed ambientazioni capaci di donare al giocatore il medesimo senso di sentirsi costantemente in trappola e braccato da entità minacciose.

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E sono appunto queste le medesime atmosfere che si respirano all’interno di questo settimo capitolo, colme di tensione e senso di oppressione che ci pervede fin dai primi passi che ci portano nella magione dei Baker, una famiglia che abita in una sperduta campagna verso cui noi ci dirigiamo attirati da un misterioso messaggio di nostra moglie, che credevamo morta ormai da 3 anni. Da qui scopriremo fin da subito che dall’ambiente che ci circonda c’è il sentore che qualcosa non quadra, addentrandoci all’interno di stanze buie e disastrate, con carcasse di animali putrefatti, muri semi-crollati ed ambienti in balia dell’entropia più estrema.

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Resident Evil 7 si discosta dalle ultime incarnazioni più action degli ultimi capitoli e prova a rimettersi in carreggiata, riproponendo le basi di quella che è stata la sua natura fin dalle origini, ovvero il survival horror: al di là del nemico proposto ora differente dagli zombie (una pazza famiglia ed entità misteriose di cui non vi spoileriamo per non togliervi la sorpresa) e la caratteristica visuale isometrica con fondali fissi, abbiamo di fronte un vero “reboot” della saga che mantiene inalterate le atmosfere che l’hanno resa celebre, condite da enigmi ambientali, armi collezionabili e crafting di oggetti tipici.
A livello estetico il gioco si presenta davvero piacevole sia da guardare che da ascoltare, con una grafica molto realistica, dettagli incredibili dei personaggi ed animazioni “vive” e realistiche (per quanto si possa parlare di realismo con tali soggetti con cui avrete a che fare, credeteci!), condite da suoni e sussurri che vi faranno tremare anche nelle fasi più tranquille del gioco.

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Un vero gioiellino del genere survival horror, che ha saputo imparare dai propri errori del passato e si è rimesso in gioco nel miglior modo possibile, ovvero basandosi fortemente su ciò che è sempre stato il vero cuore di Resident Evil.