Piani per lo sviluppo nazionale
Purtroppo le notizie diffuse attualmente non lasciano ben sperare e i due milioni di cittadini che purtroppo figurano come cittadini alla ricerca di un lavoro dovranno vedere attuata una politica italiana volta all’ espansione e alla crescita economica. Il vincolo del deficit pubblico resta comunque importante anche perché ogni possibile incentivo economico deve purtroppo fare i conti con il vincolo di bilancio che comunque deve essere rispettato, pena la credibilità del sistema economico europeo.
Naturalmente la locomotiva tedesca resta quasi un mito irraggiungibile visto che la crescita economica si è attestata nell’ area della germania ad oltre 3 – 4 punti percentuali, un abisso al confronto del risicato più 1 per cento che riuscirà a strappare l’ Italia nell’ immediato. il dubbio, in ogni caso, se la scelta dei tempi sia ben sincronizzata con ciò che accade nel paese. Rivedere l’articolo 41 della Costituzione per rendere più agevoli le libertà d’impresa significa due letture per ognuno dei rami del parlamento. A ben valutare, anche andando speditamente, un anno di lavori tra commissioni e aula.
Potremmo ricevere sicuramente dei benefici dallo sblocco delle grandi opere sin qui annunciate ma , in alcuni casi non ancora iniziate. Gli ostacoli dovrebbero essere abbastanza agevoli da rimuovere, almeno nel caso dei vincoli burocratici, che rappresentano uno dei più semplici vincoli da eliminare. Nel caso invece di ostacoli di natura economica occorrerà sapere come trovare le risorse necessarie per fare in modo che le opere siano rese realizzabili e cantierabili. Naturalmente tale soluzione prescinde dal fatto che le opere debbano comunque assicurare il mantenimento del rapporto debito pubblico / pil deciso già in passato. ottima l’idea di rivedere l’Irap, che non può restare quel gravoso balzello sull’industria manifatturiera – cuore del made in Italy – inventato per ripianare i disastri dei deficit sanitari di regioni spendaccione e inefficienti. Non può. Ma non basta ritoccarne solo un aspetto (con un’azione obbligata, tra l’altro, per scongiurare eventuali bocciature della Consulta) come la deducibilità forfettaria del 10% dall’Irpef o dall’Ires per considerarla corretta davvero.
Effetti significativi deriverebbero solo da obiettivi di ampio respiro che vadano di pari passo con il federalismo fiscale, cuore dell’azione riformatrice del governo e i cui destini sono appesi al filo esile della forzatura fatta ieri dall’esecutivo. Se sia il vero rush finale per la «madre di tutte le riforme» è ancora tutto da capire.
Una spinta decisiva potrebbe essere data soprattutto dalle dismissioni di oltre 2500 aziende minori che in molti casi possono essere gestiti da privati senza danneggiare eccessivamente l’ apparato burocratico statale. Tale volontà stabilità dal governo deve però fare i conti con la volontà degli enti minori che si priveranno di centri di potere che consentono di nominare amministratori e cariche utili in determinati frangenti politici. Occorre inoltre modulare il pacchetto del sud in modo da assicurare la crescita delle regioni meridionali.