AMERICA: LONG…WE CAN?

Il mercato sembra aver intrapreso la strada per un duraturo rialzo, anche se almeno dal punto di vista puramente tecnico, il quadro dovrebbe presto trovare ulteriori conferme. Guardando infatti i corsi dell’S&P 500, i livelli chiave a quota 1200 punti sono ormai alle porte e il tentativo di un’ulteriore allungo è stato presto fermato proprio sulle resistenze poste a 1195 punti. La correlazione con i cross valutari mette di fatto sotto pressione tale scenario con un euro, sebbene con una salda impostazione rialzista contro la divisa a stelle e strisce, in flessione nel saldo settimanale. Corsa al rialzo ancora generalizzata per il comparto delle materie prime, con quelle aurifere che riprendono la loro corsa e con il greggio ormai vicino ai massimi di periodo.

Fatta questa premessa sulla situazione dei mercati, la settimana appena apertasi rappresenta però un crocevia quanto mai esplosivo. Infatti si concentrano nei prossimi 8 giorni un mix di appuntamenti che potrebbero influenzare l’andamento delle borse americane e non solo, per i prossimi mesi. L’elezioni di Mid Term potrebbero essere il fallimento della politica di Obama e con lui anche quella dell’esperto premio Nobel Paul Krugman cui è stata di fatto affidata la più grande economia mondiale. Il tanto sperato cambio di marcia non c’è stato, è i sondaggi sembrano confermare la perdita della maggioranza almeno alla Camera.

Spostandoci più sul lato macroeconomico le decisioni del Fomc e della FED, nonché l’ultima decisone sull’ammontare del QE 2.0 rappresentano i “dati” cui gli investitori guardano maggiormente. Incerta è infatti la cifra che verrà destinata agli stimoli e incerte sono altrettanto le tipologie di asset che verranno riacquistati sul mercato dalla Federal Reserve e incerte sono altresì le modalità che verranno seguite per procedere con il piano. Di fatto un quadro molto incerto, oggi forse già scontato dai mercati finanziari, che rende questa fase molto rischiosa visto che l’andamento delle Borse è legato a due scelte che, estremizzando, di possono definire esogene: ovvero politica (le elezioni) e una di natura più economica, come quella della FED.

Scendendo più nello specifico, però, sebbene i mercati come detto in precedenza, abbiano già scontato la diminuzione dello stock di moneta che verrà reversato sul mercato, è pur vero che quest’ultimo può però essere idoneo a generare nuove spinte rialziste. Brevemente, visti i tassi zero, se Bernanke deciderà di immettere denaro nel mercato, bisognerà trovare pur sempre un’allocazione. Dato il contesto, infatti, materie prime, bond e azioni costituiscono oggi ancora l’approdo principale, con un mercato che, dotato di nuova liquidità, non potrà altro che continuare a salire. Scenario tuttavia che impercorribile, idoneo se non altro a rimandare, di poco, quelle spinte inflazionistiche che fisiologicamente rappresenteranno lo sbocco inevitabile di tali manovre. Pompare il mercato azionario si è rivelato nel tempo sempre dannoso, ma non nel breve periodo, e l’ultimo scoppio della bolla finanziaria del 2009 ne è un chiaro esempio che, forse, è stato già frettolosamente dimenticato.