L’offerta nella crescita di spesa pubblica

Filomena Spisso
  • Autore - Laurea in scienze politiche

Introduzione: l’effetto Baumol

L’effetto Baumol (da alcuni definito anche come “male di Baumol”) va ad analizzare i divari di andamento della produttività in vari settori dell’economia: la distinzione principale in questo senso è quella tra settori dinamici (ad alta intensità di capitale, come ad esempio quelle produzioni che hanno costituito l’avvio della Rivoluzione Industriale) e i settori cosiddetti “stagnanti” (in questo caso, il fattore lavoro è preminente: un tipico esempio sono le istituzioni e l’assistenza sanitaria). La retribuzione del lavoro viene quindi a variare in connessione con la produttività: quest’ultima dipende dalle accumulazioni di capitale e dalle innovazioni tecnologiche. In definitiva, si può asserire che: 1)l’aumento di spesa pubblica che va a finanziare le attività a più alta intensità di lavoro è connesso all’aumento della produttività relativo alle attività dell’industria; 2)questo tipo di aumento può avere degli effetti di freno per la dinamica della domanda di beni pubblici.

 

Burocrati e gruppi di interesse in relazione alla crescita di spesa

Sono però molti ancora gli elementi che riescono a spiegare la crescita della spesa pubblica. Possiamo analizzarli uno per uno nel dettaglio. 1)Burocrati. Il comportamento dei burocrati è molto influente sulla dinamica di spesa, in quanto i dirigenti pubblici tendono a massimizzare le dimensioni del proprio ufficio, influenzando in tal modo la crescita di spesa pubblica (tale possibilità è legata alle asimmetrie informative). 2)I gruppi di interesse. L’attività dei gruppi di interesse è anch’essa fondamentale in questo senso: in effetti, essi si avvantaggiano di spese, ponendo a carico della collettività il costo, anche attraverso la cosiddetta “illusione finanziaria” (si vanno a sottovalutare i costi di incremento del budget). 3)Il ricorso a politiche di espansione della domanda globale, attraverso l’aumento di spesa pubblica. 4)Il tipo di governo e la sua struttura. 5)La diminuita difficoltà tecnica nell’effettuare il prelievo di tributi.

 

Le verifiche empiriche della rilevanza delle cause di aumento della spesa

Dopo il 1950, il peso della spesa pubblica si è accresciuto di molto e questa situazione ha portato allo sviluppo di numerosi studi teorici e analitici. Il primo studio interessante di questo tipo è quello effettuato da Borcherding: questi ha stimato una funzione di domanda di variazione della spesa pubblica per quel che riguarda gli Stati Uniti nel periodo 1900-1976. Da queste analisi risulta che la domanda è in grado di spiegare meno del 50% del tasso di crescita. Fondamentale è poi il contributo di Hamlin, secondo cui vi sono sostanzialmente due modelli di verifica (un modello a dinamica in prevalenza politica, in cui hanno senso le concezioni elettore medio, gruppi di interesse e di supply-side, e un modello a dinamica prevalentemente economica). Nel modello economico, tra l’altro, secondo Olson, l’attività dei gruppi di pressione va a determinare una crescita del settore pubblico attraverso la funzione di ridistribuzione. Cullis e Jones sono anch’essi studiosi empirici del fenomeno: secondo la Public Choice, la crescita di spesa che non viene spiegata dalla domanda è attribuita alla burocrazia. Per l’appunto, Cullis e Jones hanno analizzato i dati relativi all’Inghilterra su pubblica amministrazione e prodotto interno lordo, arrivando a queste conclusioni: a)la burocrazia non influenza in alcun modo la quota di spesa pubblica sul prodotto complessivo; b)la quota di spesa ha effetto sulla quota del numero di burocrati al totale di elettori. Non bisogna dimenticare, poi, in questa disamina le analisi relative all’Australia (precisamente per il periodo 1860-1986), all’Austria (in cui si ci accorge che è importante l’effetto dei prezzi relativi), alla Francia (l’offerta è significativa per gli investimenti pubblici) alla Germania (Kirckgassner e Pommerenhe collegano la crescita di spesa alla variabilità dell’offerta) e alla Svizzera (ha senso il ruolo della domanda).

 

La crescita della spesa pubblica in Italia: un richiamo delle analisi più rilevanti

Anche il nostro paese ha condiviso insieme agli altri il trend di crescita di lungo periodo per quel che concerne il rapporto tra la spesa pubblica e il prodotto interno lordo. L’economista Franco è riuscito ad analizzare le dinamiche di crescita della spesa pubblica in Italia nel periodo 1960-1990: i suoi studi vanno a confrontare i trend di diversi insiemi di dati economici e danno moltissima importanza ai meccanismi istituzionali di approvazione delle variazioni di spesa pubblica. A quali conclusioni è giunto Franco? Si tratta di tre punti: 1)assume una certa rilevanza l’effetto Baumol, in quanto i costi dei beni pubblici tendono a crescere di più rispetto a quelli privati; 2)l’elasticità del reddito della spesa pubblica è inferiore all’unità; 3)l’elasticità della spesa rispetto alla popolazione è superiore all’unità. Sempre in ambito italiano sono interessanti anche i contributi di Brosio e Marchese, i quali si sono soffermati su delle spiegazioni di tipo politico-istituzionale, che fanno riferimento a gruppi di pressione e a disuguaglianze di reddito. Tra l’altro, lo stesso Franco ha analizzato perfino la spesa sociale, sempre nel periodo 1960-1990: in questo caso la spesa è cresciuta dell’11%, i fattori demografici dell’1,5% e i servizi di 6,7 punti percentuali rispetto al pil.

 

 

 

SIMONE RICCI