Le Borse valori in Europa
Introduzione
Per paragonare l’organizzazione e la vigilanza sulle borse, anche in base alle disposizioni delle direttive europee, è preliminarmente necessario un excursus riguardante sia i mercati di borsa in generale, sia la borsa italiana, che rappresenta l’organizzazione rispetto alla quale ci interessa effettuare i confronti. Da un punto di vista economico, un mercato è un luogo di scambio che viene definito dalla tipologia dei beni scambiati, dei partecipanti al mercato, delle modalità contrattuali e della localizzazione (la quale ha come effetto visibile l’individuazione di una moneta per lo scambio). Rileva, inoltre, l’insieme delle regole e delle procedure con cui si realizza la negoziazione
(diffusione delle informazioni a priori, visibilità dei prezzi, obbligo di universalità dell’offerta ecc.)
Ad esempio, in un mercato di borsa si scambiano titoli (e nell’ambito della categoria generale possiamo individuare anche categorie specifiche, quali azionario o reddito fisso), tra intermediari autorizzati (quindi, operatori economici qualificati da determinate caratteristiche), con modalità di contrattazione definite e regolamentate (si pensi ai mercati ad asta o a negoziazione continua), localizzato di solito a livello nazionale (ma esistono anche mercati internazionali o, per contro, regionali). Nonostante la chiara individuazione di tali elementi caratterizzanti, può essere molto complesso definire se una certa organizzazione sia o meno un mercato di borsa. Ad esempio, un mercato interamente organizzato in via telematica, quindi accessibile da soggetti di diverse nazioni e non necessariamente localizzato in uno Stato, in cui siano quotati titoli anche a prescindere da una effettiva procedura di quotazione, può essere, di fatto, ai limiti della definizione di mercato che abbiamo dato. Infatti, la sola presenza di un circuito di scambio di titoli (ad esempio, utilizzando la rete Internet) può far ritenere che non via sia un vero e proprio mercato.
I sistemi di scambio dei titoli
Studiosi come Ruben Lee hanno definito questi nuovi sistemi MONSTER, sagace acronimo che significa Market Oriented New System for Terrifying Exchange Regulators, in quanto la difficoltà di individuare tali mercati comporta una difficoltà di regolamentazione e vigilanza e apre alla possibilità di abusi verso alcuni operatori “deboli” (quali ad esempio, i piccoli risparmiatori). Da un punto di vista giuridico, il mercato di borsa è, quantomeno, un insieme di regole di natura privata (contratto) o pubblica (legge); di solito si tratta anche di un soggetto “entificato” cioè costituito come ente pubblico o privato. Quando il mercato si realizza tramite un ente privato in genere si utilizza un contratto di natura associativa, costituendo una società o, più semplicemente un’associazione. L’organizzazione del mercato di borsa ha, ovviamente, dei costi e si può porre obiettivi di lucro o solidaristici. Ad esempio, possiamo annoverare tra le fonti di lucro del mercato di borsa l’attività di vendita dei dati, mentre tra gli esempi di obiettivi. Nella presente relazione, ci si riferisce invariabilmente con il termine “borsa” ad un concetto generico di mercato di scambio di strumenti finanziari, a prescindere dall’effettivo significato da attribuirsi al mercato italiano della Borsa.
La Borsa Italiana
Possiamo citare il fatto che la Borsa Italiana sovvenziona gli operatori che si collegano da città diverse da quelle in cui è presente un nodo della rete telematica, contribuendo all’abbattimento dei costi del collegamento telefonico. L’insieme delle regole che disciplinano il mercato definiscono le
modalità di contrattazione, l’accesso dei diversi operatori, il sistema di liquidazione, la valuta delle negoziazioni e così via. Da un punto di vista giuridico, assume rilevanza anche l’interesse pubblico sottostante alla costituzione di un mercato di borsa (anche quando questo è di natura privatistica). Possono rilevare interessi quali lo sviluppo del sistema economico e la crescita delle imprese; per l’Italia assume rilievo assoluto l’interesse a tutelare il risparmio, garantito anche dalla Costituzione.
Nell’ultimo decennio si sono potute constatare alcune linee evolutive nei mercati finanziari europei. In primo luogo, vi è stata una maggiore apertura verso l’internazionalizzazione, o quanto meno l’europeizzazione: meno borse nazionali e alcuni importanti accordi di collaborazione e fusioni; a questo fenomeno ha contribuito anche l’introduzione della moneta unica. In secondo luogo, vi è stata una sorta di “dematerializzazione” dell’attività, dovuta ad una drastica evoluzione verso i sistemi telematici ed all’avvento di Internet. Tuttavia, occorre leggere un fenomeno di carattere “centrifugo” ed uno di tipo “centripeto”. Infatti si è, da un lato, verificata una moltiplicazione dei mercati che si sono caratterizzati per essere meri sistemi di scambio gestiti, tal volta, dagli intermediari più grandi. D’altro lato, invece, vi è stato un consolidamento dei mercati regolamentati (quelli tradizionali) che hanno goduto di una crescente fiducia stante la loro maggiore liquidità. In pratica, l’intermediario si rivolge al sistema di scambi organizzato (come Primex negli Stati Uniti o E-speed) per risparmiare sui costi di transazione; opera, invece, preferibilmente sui mercati regolamentati come la borsa di Londra se vuole la certezza di poter effettuare uno scambio ad un prezzo “di mercato”. Infine, le borse sono diventate quasi tutte società di lucro, anche se questa caratteristica può essere più o meno rispecchiata dalla forma giuridica assunta. In pratica, le borse hanno perso la caratteristica della “mutualità” (garantita sia dalla tipologia associativa sia dalla struttura pubblicistica) per passare ad un modello di tipo imprenditoriale.
SIMONE RICCI