La rete natura 2000

Filomena Spisso
  • Autore - Laurea in scienze politiche

La politica ambientale dell’Ue

L’Unione Europea ha stabilito che la propria politica ambientale è di tipo trasversale, ovvero tutte le altre politiche settoriali devono adeguarsi e rispettare le sue indicazioni. L’Unione Europea ha individuato quale obiettivo prioritario per gli Stati membri la tutela della biodiversità, il ripristino e la gestione dei sistemi naturali anche attraverso la creazione di una rete europea di aree protette, la Rete Natura 2000 prevista dalle Direttive “Habitat” (92/43/CEE) e“Uccelli” (79/409/CEE). Questa politica è stata ribadita da tutti i più recenti strumenti di programmazione comunitari, come il Sesto Programma di azione per l’Ambiente, il Piano d’azione per la Natura e la Biodiversità del Consiglio d’Europa, il Regolamento Comunitario sui Fondi Strutturali 2007-2013. La costituzione della Rete Natura 2000 è l’obiettivo principale della Direttiva Habitat ed è costituita dall’insieme dei siti denominati ZPS (Zone di Protezione Speciale) e SIC (Siti di Importanza Comunitaria), che al termine dell’iter istitutivo saranno designati come ZSC (Zone Speciali di Conservazione). Lo strumento fondamentale per la conservazione della natura e dell’ambiente nei Paesi dell’Unione è la Direttiva Habitat (92/43/CEE), che ha individuato i criteri generali per gli stati membri, per la difesa delle specie animali e vegetali degli ecosistemi presenti nei sistemi comunitari, nonché per il rispetto della qualità dell’ambiente.

 

I riferimenti comunitari

Riferimenti rilevanti di livello comunitario in materia di difesa della natura, i cui contenuti sono spiegati nel seguito, sono: 1)la direttiva 79/409/CEE “Uccelli” per la tutela di tutti gli uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio degli stati membri dell’Unione europea. Recepita in Italia con legge 11.2.1992 n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. 2)La direttiva 92/43/CEE –“Habitat” per la conservazione e la salvaguardia della biodiversità mediante l’adozione delle misure necessarie per mantenere e ripristinare gli habitat naturali (zone terrestri e marine) e la tutela delle specie di flora e fauna selvatiche nel territorio della Comunità. Recepita in Italia con DPR 8.9.1997 n. 357 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/Cee relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatiche”. 3)La rete ecologica europea (EECONET); 4)Il Sesto Programma d’Azione Ambientale della UE; 5)La base informativa costituita dal sistema Corine. In calce a tale direttiva ci sono degli elenchi con delle specie animali e vegetali minacciate e meritevoli di tutela, e degli elenchi di ecosistemi con asterischi che mostrano in dettaglio quali sono meritevoli di particolare attenzione e tutela. La Direttiva Habitat è quindi molto utile anche perché a tutt’oggi, nonostante gli elenchi in alcuni casi non siano sufficienti, rappresenta uno strumento in grado di fornire priorità identificate a livello europeo. Sulla base della Direttiva Habitat è stata istituita dai vari paesi comunitari la rete di Natura 2000, un fortissimo strumento di conservazione della natura e di gestione territoriale, ossia il sistema delle aree in cui gli organismi animali e vegetali di interesse naturalistico sono presenti. In Italia sono stati individuati 2480 SIC (Siti di Interesse Comunitario),

presenti anche in aree in cui esistono attività antropiche, dunque non soltanto luoghi fortemente naturalistici.

 

I piani di gestione

Con DM 3 settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio ha emanato le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” come strumento di attuazione delle citate direttive comunitarie. Diverse regioni italiane hanno ritenuto opportuno formulare proprie linee guida, dirette agli enti locali, per l’elaborazione dei Piani di gestione dei siti Natura 2000; tali piani sono finalizzati all’individuazione di misure di conservazione e tipologie di interventi ammissibili, che potranno essere finanziati, tra l’altro, dai fondi strutturali messi a disposizione dalla misura 1.5 del Programma Operativo Regionale della Sardegna. L’individuazione di misure di conservazione e la redazione di Piani di gestione consentiranno di individuare nel dettaglio le principali minacce e criticità a cui sono soggetti i siti Natura 2000 e di sviluppare attività per la salvaguardia delle valenze naturalistiche di interesse comunitario, tenendo conto dello sviluppo sostenibile del

territorio. I Piani di gestione, insieme agli altri strumenti di governo del territorio, contribuiscono alla pianificazione per garantire la tutela e la valorizzazione dei sistemi ambientali. In questo senso, allo Stato membro e alle amministrazioni locali competenti è lasciata la più ampia possibilità di manovra nella individuazione delle azioni di tutela, nel rispetto degli obiettivi di mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie di interesse comunitario, sulla base dei quali i SIC e le ZPS sono stati individuati. A seguito della redazione della guida all’interpretazione dell’articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE “La gestione dei siti della Rete Natura 2000” a cura della Commissione Europea, in ambito nazionale sono stati redatti i seguenti

documenti di riferimento: a)“Linee guida per la gestione dei Siti Natura 2000”, DM 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Conservazione della Natura; b)“Manuale delle linee guida per la redazione dei Piani di gestione dei Siti Natura 2000”, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Conservazione della Natura.

 

 

SIMONE RICCI