La moneta come fattispecie giuridica

Introduzione

È anzitutto necessario dare una definizione scientifica della moneta, cercando di colmare una lacuna culturale più che millenaria e che non è più tollerabile. La moneta ha valore perché è misura del valore. Dato che ogni unità di misura ha la qualità corrispondente a ciò che deve misurare, così la moneta possiede in sé la qualità del valore, perché tende a misurare il valore. Esaminiamo nel dettaglio questo concetto.

 

La moneta come fattispecie giuridica

Nel caso della moneta l’attività convenzionale non è solamente produttiva della misura del valore, ma anche del valore della misura:  si tratta in pratica di quello che noi andiamo a chiamare “potere di acquisto”. Nella moneta si verifica un fenomeno analogo a quello dell’induzione fisica. Come nella dinamo l’energia meccanica causa energia elettrica, così nella moneta la convenzione causa il valore indotto nel simbolo. Pertanto la moneta è un bene collettivo, in quanto è stato creato dalla convenzione sociale, ma di proprietà privata individuale, attribuita, a titolo originario, al portatore del simbolo, in virtù dell’induzione giuridica. L’ostacolo di fronte al quale tutti gli economisti si sono fermati si basa essenzialmente sull’errore iniziale di non aver definito la moneta come fattispecie giuridica e lo stesso diritto come strumento o bene esso stesso, e cioè come espressione di un valore proprio, diverso da quello del bene oggetto del diritto. Su tutto questo equivoco iniziale si è preteso di giustificare il valore monetario sulla base della riserva d’oro, confondendo e spacciando sotto la parvenza di valore creditizio il valore indotto, ossia configurando la moneta, non come misura del valore, ma come titolo di credito rappresentativo della riserva stessa. La moneta dunque non è credito ma oggetto di credito. Del resto, se fosse vero che la riserva serve a conferire alla moneta il potere d’acquisto, dopo la cessazione degli accordi di Bretton Woods, e con l’abolizione della riserva d’oro, il dollaro avrebbe dovuto perdere totalmente il suo valore; non solo esso non ha perso valore, ma è andato anche a sostituire l’oro come moneta base del sistema monetario mondiale. La tesi che pretende di giustificare il valore della moneta sulla base della riserva è inoltre errata perché oltretutto fondata su una concezione materialistica del valore. Di solito si considera il valore dell’oro come una proprietà del metallo ed in questo senso si parla erroneamente di “valore intrinseco”. Anche l’oro ha valore perché ci si è messi d’accordo che esso lo abbia: siccome questo metallo è stato considerato dalla tradizione come simbolo monetario, per consuetudine gli è stato attribuito il valore indotto. Poiché la convenzione è una fattispecie giuridica ed ogni unità di misura è convenzionalmente stabilita, la materia prima per creare moneta è esattamente la medesima che serve a creare fattispecie giuridiche e cioè spazio e tempo: lo spazio, che è la materia con cui il simbolo monetario si manifesta; il tempo invece è la previsione convenzionale della possibilità di comprare. L’elemento formale della fattispecie monetaria può essere l’oro o qualsiasi altro simbolo di costo nullo.

 

Valore creditizio e valore monetario: caratteristiche differenziali

È quindi necessario uscire in maniera definitiva dall’equivoco di spacciare sotto la parvenza di valore creditizio il valore monetario. Per comprendere le differenze fondamentali tra moneta e credito, basta muovere dalle seguenti considerazioni. 1)Il credito si estingue attraverso il pagamento, mentre la moneta continua a circolare dopo ogni transazione in modo indefinito, in quanto, come ogni unità di misura, è un bene a utilità ripetuta. 2)Il valore del credito viene sottoposto al rischio dell’inadempimento, mentre il valore monetario è attuale e certo, perché, per l’induzione giuridica, la moneta è un bene reale e oggetto di diritto di proprietà. 3)Nel credito, prima c’è il precetto normativo e poi lo si va a manifestare; nella moneta, invece, prima si viene a creare la manifestazione formale, vale a dire i simboli monetari, e poi gli si attribuisce il valore all’atto dell’emissione. Chi crea il valore della moneta non è colui che la emette, ma colui che la accetta. Nell’induzione giuridica nasce il valore della moneta all’atto della sua emissione, cioè quando inizia la fase dinamica della sua circolazione nella collettività che, accettandola in maniera convenzionale, ne crea il valore. 4)Il valore del credito è causato dalla promessa del debitore, come avviene nella cambiale, in cui l’emittente è il debitore. Il valore della moneta è causato dall’accettazione del primo prenditore; oggi la moneta viene emessa sotto forma di una falsa cambiale, perché firmando come debitore, il governatore della banca centrale induce la collettività nel falso convincimento che sia lui stesso a creare il valore della moneta. In tale analogo errore cadono soprattutto le teorie che pretendono di configurare la moneta come titolo rappresentativo dei beni disponibili sul mercato, in quanto conferirebbero alla moneta il suo potere di acquisto. In conclusione, come ogni unità di misura, anche la moneta ha una sua utilità che è condizionata dall’esistenza degli oggetti da misurare.

 

 

 

SIMONE RICCI