La conservazione a lungo termine

Filomena Spisso
  • Autore - Laurea in scienze politiche

Introduzione

Negli ultimi anni in Europa si sta sempre più affermando lo strumento dell’acquisto di terreni quale strumento di salvaguardia della biodiversità in aree in cui la pressione economica è così forte da non consentire ad altri strumenti di tutela di essere applicati o di essere efficaci. L’acquisto di terreni è stato in un primo tempo utilizzato soprattutto quale presupposto indispensabile alla realizzazione di progetti di restauro ambientale, ma è poi stato applicato anche per interventi di conservazione diretta.

 

La conservazione a lungo termine

La dimensione del fenomeno è quantificabile considerando che al 1999 il programma LIFE Natura dell’Unione Europea aveva contribuito all’acquisto di 160.000 ettari di aree di interesse naturalistico in tutti i paesi dell’Unione. Come evidenziato anche dal Secondo Rapporto sullo stato dell’ambiente in Europa elaborato nel 1998 dall’Agenzia Europea per l’Ambiente il consumo del suolo, ovvero l’occupazione di territori naturali, seminaturali o soggetti ad agricoltura estensiva da parte di impianti per l’agricoltura intensiva, insediamenti civili o industriali rappresenta uno dei più gravi problemi ambientali nei paesi dell’Unione Europea. Tale minaccia mette a rischio soprattutto la biodiversità ed ha caratteri di estrema gravità per l’irreversibilità del fenomeno. Ogni anno nei paesi dell’Unione centinaia di migliaia di ettari di territorio vengono occupati dal cemento, provocando la distruzione di ambienti naturali importanti per la conservazione della biodiversità o, fatto ugualmente grave, la loro frammentazione in porzioni sempre più piccole che perdono la loro capacità di garantire il perdurare dei meccanismi dell’evoluzione che consentono la presenza della vita sulla terra. Altrettanto grave è lo sfruttamento non sostenibile di territori naturali con attività economiche e produttive che fanno perdere loro le caratteristiche di naturalità. Quando la spinta economica è sufficientemente forte, anche aree tutelate, soprattutto quelle con vincoli di tutela più generali, sono soggette a queste trasformazioni d’uso.

 

L’acquisto dei terreni

L’acquisto di terreni si sta affermando sempre più come il più forte strumento per la conservazione a lungo termine della Natura in aree dove la pressione umana o gli interessi economici rendono difficilmente applicabile e poco efficace l’istituzione di aree protette. L’acquisto di territori naturali risulta spesso fondamentale per garantire, con la proprietà, non solo la tutela degli ecosistemi, ma anche e soprattutto l’applicazione delle migliori tecniche di gestione naturalistica in grado di salvaguardarne la funzionalità ecologica. Per questo, l’acquisto dei terreni da parte di organismi di conservazione (istituzioni statali, enti gestori di aree protette, ONG), associato ad adeguati interventi di gestione, rappresenta il più forte strumento di tutela a lungo termine di un’area naturale. Gli obiettivi perseguibili con l’acquisto di terreni sono quindi: la tutela di habitat e specie minacciate; la possibilità di gestione naturalistica dei territori acquistati; l’allargamento delle aree di proprietà dell’ente gestore nelle grandi aree protette per garantire effettivamente la tutela più restrittiva degli habitat maggiormente vulnerabili; la salvaguardia di territori in aree a forte valenza economica e pressione antropica, quali le coste o le zone umide; la lotta all’abusivismo edilizio, al bracconaggio e ad altre forme illegali di distruzione della natura. Si pone il problema se sia accettabile la spesa di risorse per la conservazione nell’acquisto di aree trasformate per interventi di restauro ambientale. Tra i criteri per valutare l’opportunità di un intervento di acquisto dovrebbero

esserci i seguenti:1)Inclusione dei terreni da acquistare in Siti Natura 2000 e Importanza attuale o potenziale dell’area per habitat e specie prioritarie ai sensi della Direttiva Habitat (92/43) e della Direttiva Uccelli (79/409); 2)Garanzie di tutela sui terreni da acquistare o grazie a vincoli o modalità di gestione da parte dell’ente che opera l’acquisto; 3)Possibilità di estendere tramite l’acquisto la superficie di area già tutelata o di creare collegamenti tra aree protette, comunque di interesse ai sensi della Direttiva Habitat; 4)Esistenza di fattori di minaccia in atto e quindi l’urgenza delle misure di tutela volte a scongiurare sia la distruzione diretta che lo sviluppo di attività umane non sostenibili; 5)Potenzialità di comunicazione dell’intervento atte a promuovere una gestione sostenibile di territori simili nella regione di intervento; 6)Possibilità di acquisto a prezzi vantaggiosi rispetto ai valori di mercato. In linea di principio la priorità dovrebbe essere sempre l’acquisto di siti di interesse ai sensi della Direttiva Habitat anche se non ufficialmente riconosciuti: l’acquisto può infatti essere la premessa all’inclusione nella Rete Natura 2000. Ci sono casi, tuttavia, in cui anche l’acquisto di aree più profondamente trasformate con lo scopo di restaurarvi condizioni di maggiore naturalità, può avere un rilevante significato conservazionistico. Ad esempio: a)aree dove sia possibile ricreare habitat “estinti” o in grave riduzione (tipicamente questo è il caso delle zone umide o delle foreste planiziali) di dimensioni significative rispetto alla loro estensione complessiva nella regione di intervento; b)aree adiacenti ad habitat prioritari e gravemente ridotti dove sia possibile estendere l’habitat naturale o ricreare altri habitat che aumentano la diversità complessiva; c)aree adiacenti ad habitat vulnerabili che possano funzionare da zone cuscinetto per attenuare fattori di degrado originati dalle attività economiche nelle aree circostanti;

 

 

 

 

SIMONE RICCI