Irlanda e possibilità di risollevarsi
Il mercato come già visto non ha purtroppo visto di buon occhio l’ aiuto finanziario che è stato dato all’ Irlanda dalla Comunità europea. Bruxelles ha prestato circa 84 miliardi di euro, che l’ Irlanda dovrà restituire con un tasso molto basso, nell’ ordine del tasso legale attualmente vigente. Un aiuto consistente visto che in mancanza di questi capitali l’ Irlanda sarebbe stata costretta a ricorrere al mercato privato con un costo del denaro molto più alto. Il problema vero potrebbe però derivare se si analizzano effettivamente le cause della crisi per poter verificare che probabilmente un aiuto di questo tipo non potrà servire a granché. Gli investitori sono scettici anche perché l’ Irlanda ha avviato una serie di tagli alle spese che dovrebbero portare a risparmi per ripagare il debito contratto. Il problema dell’ Irlanda non è però nei conti non in ordine da parte del governo. Il problema principale, che non è solo irlandese, sembra risiedere nel fatto che attualmente diversi paesi hanno problemi con il credito e non riescono ad avviare una idonea politica di investimenti. In particolare gli Stati Uniti, dove si è creata l’ origine della crisi che ha depresso i mercati e posto interrogativi sulla sostenibilità della finanza così come era stata concepita, hanno tentato di rivitalizzare l’ economia con quantitativi sempre maggiori di denaro pubblico in modo da rendere disponibile una forte somma da destinare agli impieghi più svariati. Purtroppo tale soluzione, come il prestito a basso costo concesso alla Grecia prima e successivamente all’ Irlanda, non sembra la soluzione di tutti i problemi ma soltanto una soluzione tampone in grado di arginare, non si sa bene per quanto tempo, il problema della situazione debitoria dei paesi occidentali.
Il problema è quindi nei ridotti investimenti che dovrebbero essere appannaggio degli stati , però se gli stati stentano ad impiegare la liquidità occorre che diano una mano anche i privati. Naturalmente il ricorso ai sussidi da parte delle autorità centrali, siano esse comunità europea o stati americani, non potrà essere perenne e ben presto occorrerà fare i conti con la realtà. Pilotare il corso di alcune valute o tentare in tutti i modo di non far aumentare l’ inflazione ha effetti solo nel breve termine, in quanto successivamente le azioni da intraprendere dovranno essere più durature ed esaustive. Purtroppo a fronte di rapporti debiti / Pil troppo elevati per la maggior parte degli stati occidentali occorrerà adesso scegliere il minore tra i mali possibili. Infatti una inflazione non galoppante o un’ attenzione spasmodica ai tagli di spesa non contribuirà sicuramente ad accelerare il processo di crescita industriale, che tradotto significa utilizzare gli strumenti finanziari per lo sviluppo economico e quindi la creazione di nuovi posti di lavoro.