Il futuro di Exor

Filomena Spisso
  • Autore - Laurea in scienze politiche

John Elkann si fa portavoce del gruppo Fiat e detta quali siano le strategie per l’ immediato futuro e come si possa rendere Fiat un gruppo globale in grado di contrastare i sempre più rampanti cinesi ed i tedeschi. Infatti il rampollo di casa Agnelli smentisce subito il trasferimento della fabbrica italiana auto in America, e neanche la sede legale subirà spostamenti, nonostante le voci diffuse dal financial times negli ultimi tempi.

In una strategia di crescita, per fare della società «un business più grande», Elkann è anche pronto a diluire ulteriormente la quota del 30% detenuta in Fiat da Exor, la società d’investimento controllata dalla famiglia Agnelli di cui egli è da poco presidente e Ceo. Nell’intervista-profilo pubblicata oggi dal Ft, naturalmente si sprecano gli apprezzamenti per l’attuale’ad Fiat Sergio Marchionne: «Non avremmo potuto avere partner migliore», afferma l’erede della dinastia automobilistica, esprimendo il suo apprezzamento per il manager che ha costruito l’alleanza con l’americana Chrysler, di cui Fiat ha il 20%.

Exor sarà infatti molto probabilmente agevolata dalla fusione tra Chrysler e Fiat , che secondo gli obiettivi di Marchionne dovrebbe avvenire entro due tre anni. Naturalmente Exor ha diverse cartucce a suo vantaggio visto che comunque è una delle società d’ investimento più grandi a livello mondiale e detiene record di investimenti per oltre 9 miliardi di euro con ampie prospettive di sviluppo soprattutto in america ed asia. Inoltre la società ha a disposizione oltre un miliardo di euro per nuovi investimenti e nuova liquidità potrebbe avvenire sfruttando l’ effetto leva provocato da alcuni dismissioni non strategiche. La società punterà sui business tradizionali e non trascurerà, anzi implementerà il settore auto, che comunque rappresenta la punta di diamante del gruppo. Nel fare il ritratto di Elkann, a 34 anni «figura sempre più importante del business globale», il Financial Times parte dalla sua esperienza «in incognito» nella linea di assemblaggio in una fabbrica a Birmingham, esperienza «che descrive come una delle più grandi lezioni della sua vita». Il suo destino gli è piombato addosso a soli 28 anni dopo la morte del nonno, Gianni Agnelli, che lo aveva nominato suo erede, e del prozio, Umberto, e dopo che in famiglia comunque non vi erano eredi per diverse disavventure che la dinastia ha passato. Elkann ha chiamato Marchionne a capo della Fiat e «gli ha dato la benedizione» per diluire la quota della famiglia Agnelli in modo da spianare la strada al takeover del 20% di Chrysler nel 2009 e successivamente scorporare il gruppo. Accordi «impensabili» per le generazioni precedenti – osserva il Ft – e anche per altre famiglie di produttori automobilistici europei, come i Peugeot e i per i detentori del gruppo BMW. La scelta è stata premiante in termini di rialzo delle quotazioni.