Gestire al meglio il proprio TFR
Introduzione
Nonostante vi siano sempre moltissimi appelli volti a far vivere con serenità il momento della scelta sulla destinazione del Tfr (Trattamento di Fine Rapporto), una certa ansia più che giustificata esiste sempre, in ragione del fatto che ogni lavoratore è in questo caso chiamato a scegliere un qualcosa che poi avrà un forte impatto sul proprio futuro lavorativo e non solo. È proprio per questo motivo che è necessario e doveroso, proprio per capire meglio il significato delle varie opzioni di scelta in termini di benessere futuro, effettuare un piccolo studio per mettere a confronto i possibili scenari alternativi tra cui un lavoratore dipendente può fare la sua scelta, vale a dire lasciare il tfr in azienda o andarlo a destinare a una forma di previdenza complementare (in questo caso può trattarsi di un fondo pensione aperto).
Le varie opzioni di scelta
Se prendiamo a riferimento un determinato lavoratore di giovane età che si trova a dover compiere la sua scelta si configurano varie opzioni. Qualora questo lavoratore vada a optare per lasciare il trattamento di fine rapporto in azienda, allora gli verrebbe riconosciuta una rivalutazione del capitale che è stato versato pari al 75% dell’inflazione a +1,5%. Qualora, invece, lo stesso lavoratore decida di andare a destinare i propri flussi di tfr a uno specifico fondo pensione, il rendimento che gli verrà riconosciuto sarà allora funzione della linea di investimento che è stata selezionata, ma anche delle ipotesi di rendimento attese e del vantaggio fiscale che questa determinata scelta va a far valere rispetto alla scelta di lasciare i tfr in azienda. Solitamente, in questi casi di studio si utilizzano dei valori che siano coerenti con le indicazioni ad oggi disponibili come standard (rendimento annuo lordo delle obbligazioni: 3,5%; rendimento annuo lordo delle azioni: 6,5%). Prendendo a riferimento questi dati risulta che la scelta del fondo pensione appare come la più vantaggiosa, in quanto se si parte dalla stessa somma di versamenti si può raggiungere, in media, un capitale finale di gran lunga superiore. Tutta questa differenza viene a determinarsi sia grazie alla performance della gestione sia grazie alla tassazione in forma agevolata prevista per lo stesso fondo pensione: si tratta infatti del 9% sugli importi versati, contro circa il 30% nel caso in cui si destini il trattamento di fine rapporto in azienda. Dall’analisi dei risultati emerge anche che una maggiore esposizione azionaria, su un orizzonte di tempo di simile lunghezza, risulta in un certo modo premiante, andando a generare un capitale finale netto molto superiore.
Altre precisazioni sulla scelta del Tfr
La scelta di una esposizione azionaria è sempre molto delicata ed è quindi opportuno che ciascun investitore effettui la scelta in base alla propria situazione personale e alla sua propensione al rischio. È tuttavia opportuno sottolineare che, se si prendono a riferimento degli orizzonti così lunghi, una scelta troppo eccessiva in termini di prudenza rischia di avere dei risultai fin troppo deludenti, non raggiungendo gli obiettivi prefissati e vedendo ridimensionare il proprio tenore di vita una volta che si è raggiunta l’età pensionabile. Un altro tema estremamente delicato è quello della volatilità del proprio investimento. Decidendo di investire in un fondo pensione, infatti, si sceglie da un lato di cogliere le opportunità offerte dai mercati finanziari, ma dall’altro se ne accetta anche la variabilità. Una delle leve a disposizione da parte dei sottoscrittori per limitare l’effetto volatilità del proprio investimento è quella di seguire un approccio cosiddetto “life style”. Si tratta di un piano che, partendo dalle linee più aggressive, prevede switch (automatici) verso le linee meno rischiose in funzione degli anni mancanti alla fase di pensionamento, permettendo così una maggiore protezione del capitale accumulato. Con questo tipo di approccio, l’esposizione ai mercati azionari è maggiore nei primi anni di adesione al piano e successivamente va a diminuire in maniera graduale all’avvicinarsi dell’età pensionabile. Il mondo della previdenza integrativa, comunque, non si esaurisce alla sola scelta sulla destinazione del trattamento di fine rapporto, ma richiede anche un ragionamento e una riflessione di più ampio respiro, al fine soprattutto di costruire una posizione previdenziale il più solida possibile, sempre in una logica di benessere per il futuro. Ed è proprio in funzione di questo specifico obiettivo che ogni lavoratore che va ad aderire a un fondo pensione può decidere di destinare al fondo stesso dei versamenti aggiuntivi, oltre a quelli di tfr; tale opportunità, oltre a costituire una scelta lungimirante, è spesso incentivata anche dal datore di lavoro che può decidere di contribuire con un ulteriore contributo al fondo pensione. Come detto in precedenza, i contributi che vengono a essere versati in un fondo pensione sono solitamente soggetti a tassazione agevolata secondo il seguente criterio: la tassazione a titolo definitivo è pari al 15%, ridotta di una quota pari a 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo di partecipazione a forme pensionistiche complementari, con un limite massimo di riduzione del 6%.
SIMONE RICCI