Dublino rifiuta aiuti comunitari per 60 miliardi di euro
Dopo aver premuto per la costituzione del fondo europeo per aiutare i paesi in crisi la Germania tenta di convincere l’ Irlanda ad accettare una nuova misura di aiuti viste le difficoltà che incontra la nazione nord europea nell’ ambito della gestione economica del debito pubblico. Il fondo congiunto per salvaguardare la stabilità dell’ euro è stato fortissimamente voluto dal presidente Herman Van Rompuy. Tuttavia non è passata la linea dura del premier Angela Merkel , la quale voleva fortemente inserire come punizione per gli stati inadempienti anche il divieto di voto per chi usufruisce degli aiuti. Sebbene avesse ottenuto i favori del premier francese Nicolas Sarkozy, tale linea non è riuscita ad avere il voto di tutti i 27 dell’ Unione europea, anche se c è tempo sino al 11 dicembre per terminare l’elaborazione della bozza proposta da Van Rompuy. Tuttavia la crisi irlandese , che adesso spaventa i mercati e che provoca forti perdite sia nelle borse asiatiche che in quelle occidentali, ha origini molto diverse da quella greca. L’ Irlanda infatti paga un percorso di crescita sostenuto e soprattutto aver utilizzato politiche pubbliche per promuovere in ogni modo il business all’ interno della nazione. Gli stipendi hanno una avuto una crescita esponenziale ed anche le banche hanno beneficiato di cospicui interventi da parte del settore pubblico. Peraltro Brian Lehinan, ministro delle finanze irlandesi, prevede di non aver bisogno di aiuti comunitari ed anzi si vanta di aver avuto accesso solo ad una piccola parte dei fondi, una quota davvero irrisoria se si considera che a malapena si è arrivati a 60 miliardi da destinare alle banche.
Diversa la situazione ellenica. Il paese infatti si è fatto carico di un debito pubblico sproporzionato che però ha avuto incrementi sostanziale non per promuovere lo sviluppo ma bensì per aumentare stipendi pubblici, ed un tenore di vita generale che lo stato non è in grado di mantenere. La Grecia infatti non ha attuato politiche lungimiranti ed anche la capacità di attuare politiche fiscali efficienti è stata più volte messa in dubbio. Grazie a meccanismi non perfettamente oliati infatti numerose società operavano prevalentemente off- shore e in patria pagavano solo il minimo indispensabile.
Eppure il rischio default esiste per entrambi i paesi anche se i percorsi che hanno portato alla nascita dei problemi sono differenti . Ed esiste anche per il Portogallo. Basti pensare che per attrarre investimenti i titoli di stato greci offrono un rendimento 8,97 punti percentuali superiore a quello tedesco, quelli irlandesi 5,68 mentre i portoghesi hanno 4,67 punti percentuali in più. Se lo stato greco purtroppo deve mirare ad un risanamento profondo, l’ Irlanda invece deve puntare a mantenere i tassi di crescita attuali. Ma i mercati adesso hanno paura e la Germania non fa nulla per scongiurarla.