Come gestire il portafoglio titoli

Autore:
Filomena Spisso
  • Autore - Laurea in scienze politiche

Il portafoglio titoli

Pensare in maniera globale: è questa la parola d’ordine di chi intende investire in modo efficiente il proprio denaro. Investire su più strumenti finanziari, operando quindi una concreta diversificazione di portafoglio, è diventato ormai un imperativo a cui nessun risparmiatore può più sottrarsi. L’obiettivo è quello di ridurne il rischio complessivo di portafoglio, limitando gli effetti negativi a cui sono continuamente sottoposti i mercati. La ricerca di forme sempre più redditizie di investimento è ormai partita da diversi anni e si tratta di un processo senza ritorno che non ha ancora raggiunto ancora il suo apice.

 

La pianificazione finanziaria

È diventato sempre più un lusso non investire i propri risparmi e non farli rendere in maniera ottimale. Lasciare per un lungo periodo di tempo le proprie disponibilità finanziarie in liquidità (ad esempio in banca, sotto forma di deposito) rappresenta un atteggiamento antieconomico. L’obiettivo iniziale è quello di far rendere i propri soldi nel miglior modo possibile e in questo caso due sono le strade da seguire: appoggiarsi all’abilità di un gestore, che però deve essere pagato, o decidere per conto proprio. Bisogna imparare a pianificare, a fare cioè un’attenta analisi dei propri bisogni e dei propri obiettivi e su di essi calibrare il giusto mix di investimenti. Questa operazione, chiamata appunto pianificazione finanziaria o “financial planning“, è essenziale per il conseguimento di seri obiettivi di risparmio, in grado di assicurare un buon livello di rendimento.

Da dove partire. Il punto di partenza di una buona pianificazione finanziaria è l’individuazione delle motivazioni che inducono a risparmiare. Le finalità del risparmio sono infatti molteplici e variano a seconda di molti fattori, quali l’età, la composizione della famiglia, il reddito personale, gli obiettivi futuri…fermarsi a fare un’attenta analisi dei propri bisogni, immediati e futuri, facilita il passo successivo, quello cioè di decidere tra quali strumenti finanziari ripartire i propri investimenti.

Il check-up finanziario. Prendere coscienza delle proprie finalità di risparmio è solamente uno degli aspetti da considerare nella fase iniziale della pianificazione. Occorre anche impegnarsi in una sorta di check-up delle proprie finanze attraverso un’attenta analisi del bilancio familiare: quanti soldi entrano, quanti ne escono per i consumi quotidiani, quanta parte del reddito può essere dirottata sul risparmio. Naturalmente, gli obiettivi di risparmio, come pure le entrate finanziarie, cambiano col mutare delle condizioni familiari e con l’età: la varietà dei bisogni è illimitata. Gli obiettivi di risparmio non sono tutti uguali e non possono essere messi tutti sullo stesso piano: bisogna individuare una priorità temporale che consenta di definire quali siano, nel tempo, le finalità più importanti.

Cosa chiedere ai propri soldi. Una volta individuate le finalità di risparmio, diventa molto più agevole decidere come investire il denaro che si intende destinare al risparmio. Una prima decisione potrebbe riguardare la scelta tra una rendita periodica o l’accrescimento del capitale accantonato. Per chi è giovane ed ha obiettivi di accumulo per realizzare acquisti importanti in futuro, l’accrescimento del capitale è sicuramente la via che meglio gli si addice; per le persone più in là con gli anni, che invece hanno già accumulato in passato, può essere prioritario effettuare investimenti che consentono di integrare la pensione, che difficilmente sarà al livello del precedente reddito da lavoro.

 

La diversificazione del portafoglio

Dopo che si è definito quanto destinare al comparto della previdenza, è possibile concentrarsi sulla parte più finanziaria e speculativa del proprio portafoglio. Una prima ripartizione riguarda l’individuazione di quanto tenere sotto forma di liquidità per far fronte ai bisogni contingenti della propria famiglia. Il passo successivo consiste nel decidere tra quali strumenti suddividere i propri risparmi, in nome della teoria della diversificazione del portafoglio.

Come ripartire gli investimenti. Quando si è deciso quanto detenere sotto forma di liquidità occorre pensare a quale quota bisogna destinare al mercato azionario e quella da far affluire sul mercato obbligazionario. Qui è necessario subito individuare la propensione al rischio a cui ci si intende esporre. In linea di massima sono tre le ripartizioni di base del portafoglio, in relazione al rischio degli individui.

1-portafoglio prudente (15% azioni; 85% obbligazioni)

2-portafoglio equilibrato (30% azioni; 70% obbligazioni)

3-portafoglio aggressivo (80% azioni; 20% obbligazioni)

Comunque, nulla vieta di mutare le percentuali riportate in base alla propensione al rischio, che può mutare nel tempo a seconda delle condizioni economiche personali e delle condizioni dei mercati.

Come scegliere l’investimento giusto. È la ripartizione iniziale del portafoglio a determinare in gran parte i rendimenti del nostro investimento. Chi vuole un guadagno sicuro e subito non dovrebbe allontanarsi  dai titoli di Stato e da quelli obbligazionari, scegliendo anche tra questi ultimi quelli meno rischiosi. Per un investimento ancora più sicuro, oltre all’asset allocation, ovvero la ripartizione del proprio portafoglio, bisogna provvedere affinché vengano predisposte altre due attività: il cosiddetto “stock picking“, che consiste nell’individuazione dei mercati o titoli su cui entrare, e il “market timing“, che invece va a individuare i momenti migliori per tale entrata.

 

Simone Ricci per BorsaeDintorni.it