Aumento Iva: per Saccomanni ormai è troppo tardi

Filomena Spisso
  • Autore - Laurea in scienze politiche

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Letta ottiene la maggioranza ma per l’Iva è ormai troppo tardi. L’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21 al 22%, in vigore dal primo ottobre, secondo il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, è ormai effettivo e non “non c’è niente da fare”.

La temuta crisi di governo hanno fatto saltare il rinvio, anche se Pdl, associazioni dei commercianti e dei consumatori chiedono di emanare un altro decreto che riporti nuovamente l’aliquota al 21%.

Ma il numero uno del dicastero di via XX Settembre sembra chiudere definitivamente la partita.

Anche Letta si è tenuto a distanza dalla patata bollente Iva, sottolineando che sarà prevista una revisione complessiva delle aliquote ma che sarà attuata soltanto il prossimo anno.

Per quanto riguarda l’Imu, è stato già previsto di non pagare la rata di dicembre, ma ancora non sono state trovate le risorse necessarie per le coperture. Ancora tutto fermo.

Con riferimento al deficit, l’obiettivo del governo è di ridurlo dal 3,1% al 3%, per non rischiare nuovamente una procedura di infrazione contro il nostro paese da parte dell’Ue.

Parecchie quindi le questioni ancora irrisolte che nei prossimi giorni saranno esaminate da Letta e Saccomanni  al consiglio dei ministri.

Una cosa è certa: i venti di crisi hanno permesso di far passare l’aumento Iva che a parole non voleva nessuno, ma che fa molto comodo al governo per disporre di nuove risorse. Praticamente un altro dazio da pagare per i già tartassati cittadini italiani.