Prometheus: la recensione in anteprima del film di Ridley Scott

Ridley Scott porta al cinema un film di fantascienza, “Prometheus”, la cui storia si colloca come prequel del film “Alien”, che lui stesso girò nel 1979. Ambientata nel 2085, 30 anni prima della storia di “Alien”, la pellicola ci descrive le avventure della nave “Prometheus” su un pianeta di Zeta Reticuli, per ritrovare una civiltà intelligente che si ritiene possa essere quella che abbia dato la vita all’uomo sul Pianeta Terra.

Capitanati da un team di scienziati, geologi, medici e astrofisici, la scialuppa si imbatte nei relitti di una navicella aliena, il cui pilota era rimasto mummificato. Scopriranno che questi si stava recando sulla Terra con un possente liquido distruttivo del nostro Dna per darci l’estinzione. E la domanda finale è questa: perché ci hanno creato, se poi hanno avuto l’intento di ucciderci?

Il film “Prometheus” viene presentato come un capolavoro, ed in effetti lo è, forse più nel contenitore che nel contenuto. Mantiene le atmosfere buie, claustrofobiche, a “tinte horror” di Alien, e di tutti quei film di fantascienza che in Alien hanno avuto un ottimo modello. Ci sono scene molto forti, ma la paura che trasmette il film è molto poca.

Cattura attenzione, semmai, l’alone di mistero che c’è dietro la trama antropologica del film. Gli umani partono dalla Terra, decifrando una mappa, un “invito”, che ci è stato lasciato da antiche civiltà nel mondo circa 35.000 anni fa. Giungono sul Pianeta giusto, ma al momento sbagliato: conoscono un alieno appartenente ad una razza più forte e intelligente, che ha però un carattere ostile nei confronti dell’uomo. Lo spettatore “si confonde” di fronte a questo concatenarsi di eventi sulla natura dell’uomo e della vita, ma tant’è, l’obiettivo del film è proprio questo. Interrogare, senza dare risposta, il grande pubblico, sulle origini della vita e sulle direzioni giuste che la scienza deve percorrere. Nell’anno 2012, dei Maya, dei contatti Ufo e della fine del mondo, mai argomento cinematografico fu più attinente al grande immaginario contemporaneo.

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