Festival di Cannes 2011: Polisse di Maiwenn Le Besco lascia il segno in questo terzo giorno
Ha inizio la terza giornata del Festival di Cannes 2011, amici. Il terzo capitolo di una “racconto” che ancora non si sa come andrà a finire.
Nella pagina di oggi troviamo come protagonista indiscusso Habemus Papam, del nostro Nanni Moretti che inaugura l’entrata in gara dell’Italia. Ma non è su di lui che mi vorrei concentrare, se me lo concedete. Nè sul secondo capitolo di Kung Fu Panda (presentato in anteprima) o su Wu Xia di Peter Chan, fuori concorso, che verrà proiettato a mezzanotte e che aspira a ridefinire a suo modo il filone cinematografico a cui appartiene e di cui porta il nome (vale a dire le arti marziali).
Sperando di non deludervi, ho deciso di parlarvi di Polisse, la scioccante pellicola di Maiwenn Le Besco che pare intenzionata a lasciare il segno, battendosi a testa alta contro Moretti.
Come potete vedere (o meglio, leggere) anche oggi ho intenzione di sgarrare e invece di prodigarmi in complimenti e cerimonie verso film che sono già stati osannati e premiati da critica e pubblico (come in questo caso Habemus Papam), voglio dedicarmi a quello che potrebbe quasi essere definito un documentario per il modo in cui ci racconta la sua storia. La vita e il duro lavoro di una squadra che opera nella protezione dell’infanzia del dipartimento di polizia di Parigi.
Un argomento che tocca, dunque. Tutti. Anche coloro che fanno finta di niente. Perchè sulla pedofilia non si scherza. E non è facile parlarne o trattarla. Così come solitamente ci si concentra sulle vittime, mentre si dimenticano in parte coloro che lavorano e si prodigano affichè nulla di male accada a nessuna creatura innocente. Polisse invece lo fa. Non si dimentica, anzi, rende omaggio trasformando in protagonisti proprio loro, i poliziotti. Dimostrando ed evidenziando la passione e la dedizione e in generale il lavoro della brigade anti-pedofili del dipartimento di polizia di Parigi.
Nel cast, che è puramente francese, troviamo il nostro Riccardo Scamarcio chiamato per fare una piccola parte, sì, ma d’effetto. Al quale vanno, per altro, i nostri complimenti per essersela cavata bene a recitare oltre che in italiano anche in francese. A fianco a lui, quindi, la stessa Maiwenn Le Besco che non si accontenta della sola regia, Joey Starr, Karin Viard, Marina Fois, Nicolas Duvauchelle, Karole Rocher, Emmanuelle Bercot, Frédéric Pierrot, Arnaud Henriet e Naidra Ayadi.
Come al solito, prima di addentrarmi nella trama, vi offro uno scorcio della pellicola in questione attraverso il “trailer in bootleg”, qui di seguito:
httpv://www.youtube.com/watch?v=A7s3fBG3sus
Chiaramente si tratta di finzione. Gli attori recitano una parte, com’è ovvio che sia, ma tutte le vicende narrate da Polisse sono estrapolate dalla realtà. Da fatti realmente accaduti. Ed è forse anche per questo che il film colpisce così duramente, facendo affondare noi spettatori nella totale consapevolezza che i veri protagonisti sono i bambini, vittime di abusi e angherie di ogni sorta da parte degli adulti. Coloro di cui in teoria dovrebbero potersi fidare ciecamente, ma che spesso e volentieri si tramutano in dei mostri senza logica nè pietà e per la maggior parte dei casi all’interno delle mura domestiche. Mura che dovrebbero difendere i piccoli innocenti dalle brutture del mondo, non imprigionarli al loro interno, obbligandoli a subire ciò da cui si pensa debbano essere difesi.
Come ho già accennato prima, lo stile di regia scelto dalla Le Besco è documentaristico, proprio per mantenere al massimo la verità delle cose, la realtà dei fatti al di là della telecamera. Niente sentimentalismi inutili, nessuna atmosfera da romanzo. Il film segue semplicemente il muoversi dei suoi protagonisti nell’ambito del lavoro e della vita privata, fatta di piccole e grandi cose, esattamente come quella di ognuno di noi.
Melissa (Maiwenn Le Besco) è una giornalista e fotografa, inviata dal Ministero dell’Interno allo scopo di realizzare un libro fotografico sulla Brigade de Protection des Mineurs – Squadra di Protezione dei Minori. Stando a stretto contatto con tutti i membri della squadra, Melissa ha modo di invaghirsi di Fred, il poliziotto più duro (ma nello stesso tempo sensibile) del gruppo. Il ribelle della situazione, insomma, che si innamora a sua volta di lei. La donna, però, è divisa in due. Una parte di sè la trascina verso un uomo che affronta ogni giorno l’orrore più indicibile, rendendola partecipe di una realtà mai concepita fino in fondo. Dall’altra parte è ancora legata a François (Riccardo Scamarcio) il suo ex marito, un ricco direttore d’orchestra che è anche padre delle sue due figlie. Con sullo sfondo scene e verità che graffiano l’anima, Melissa alla fine dovrà scegliere fra una vita di agi e benessere e l’avventura passionale e traballante che può offrirgli Fred.
Un film, questo, che non convince solamente. Non funziona e basta. Bensì tocca nel profondo, scava, si annida, distrugge momentaneamente ogni idea rosea per il futuro. Dissacra quello che crediamo essere al sicuro. Strappa via le bende che la maggior parte di noi indossa, facendo spallucce a quello che in un angolo della mente siamo certi accada da qualche parte, nel mondo, lontano da noi e dalle nostre vite (fosse anche al piano di sotto della casa in cui abitiamo). Un racconto sincero, insomma, sia nel suo narrare a voce che attraverso le scene. Da vedere, da capire, da affrontare, studiare e memorizzare.
Una scelta coraggiosa, in poche parole. Altro non mi sento di aggiungere.