Festival di Cannes 2011: Pater di Alain Cavalier ci sorprende tra realtà e finzione

Cari amici cinefili, in questo settimo e soleggiato giorno il cartellone del Festival di Cannes 2011 prevede altri due film in concorso: Le Havre di Aki Kaurismaki e Pater di Alain Cavalier. E indovinate un po’ su quale titolo mi soffermerò io? Sul secondo, ovviamente. Più una pellicola è strana, particolare e pronta a lanciare un messaggio di non facile presa e più mi attrae.

Con questo non intendo assolutamente dire che Le Havre sia meno interessante, anzi. Erano cinque anni che Kaurismaki mancava dalla Croisette e questo suo ritorno non può che essere gradito e acclamato, specie se a testimoniarlo è la storia di un lustrascarpe di 60 anni che diviene amico di un ragazzo africano clandestino. Però, in un certo senso (e a mio modesto avviso) non può competere con l’originalità spiazzante dell’opera di Cavalier, incentrata esclusivamente sul regista e l’attore Vincent Lindon che si sono ripresi a vicenda per circa un anno, dando così vita a un dialogo “privato” mentre interpretano loro stessi. Ma sarà tutto “vero”? Oppure la realtà si mescola alla finzione in modo così magistrale da confonderci? Lo stesso Cavalier suggerisce di fare attenzione, mettendoci addosso (almeno per quanto mi riguarda) non poca curiosità.

Ma andiamo a scoprire subito di cosa si tratta grazie al “trailer in bootleg”:

httpv://www.youtube.com/watch?v=MqQR9QMoYDk

Parlando fuori dai denti per un secondo, immagino che molti di voi magari abituati a un altro genere di cinema avranno pensato: che barba! dopo queste prime immagini. Possibilissimo. Io non sono nessuno per impedirvi di crederlo, ma che sia un qualcosa di “sperimentale” e totalmente agli antipodi rispetto ai soliti blockbuster mi sembra di averlo anticipato. E la noia che forse sostenete di incontrare visionando quest’opera va un tantino analizzata.

Qui troviamo infatti un lavoro che non racconta “solo” una storia come tante altre, sostenuta da chissà quale cast ed enfatizzata da scenari ed effetti speciali che lasciano il segno. Davanti a noi troviamo un regista e un attore che si sono filmati a vicenda nella vita vera e poi nella finzione, interpretando uno il Presidente e l’altro il suo Primo Ministro, creando così una specie di fiction in una dimensione che a prima vista sembra facile distinguere, ma che poi si scioglie mischiandosi a una visuale più grande che potrebbe benissimo far parte della realtà che stiamo vivendo noi stessi, lì seduti a goderci il film. Il tutto attraverso un dialogo continuo che, semplicemente “accompagnato” dalle immagini di scena, trova la capacità di catturarci.

I due protagonisti, Alain Cavalier e Vincent Lindon, si conoscono da molto tempo, lagati da una stretta amicizia che a tratti li rende quasi come padre e figlio e bisogna ammettere che in qualche passaggio, nonostante il ruolo, questo legame si avverte. Così com’è piacevolmente strano (per non dire buffo) osservarli nella loro routine, quando si incontrano al bar e chiacchierano, chiedendosi che genere di film possano mettere in piedi assieme.

Ma, come vi dicevo prima, è tutto vero oppure stanno già recitando?

Si è saputo e detto poco su questo film, fino a oggi (e ancora non trapela molto). L’unica cosa certa è che ha sorpreso il Festival nella sua anomala e coraggiosa struttura. Perchè alla fine un regista è anche questo, no? Un uomo che osa. Che crea e distrugge. Che “gioca” e partorisce dalle proprie viscere idee ed esperimenti che non siano sempre la solita meraviglia o il solito catastrofico flop. Avendo a disposizione tutta la “magia” disponibile della settima arte e tutta (si spera) la nostra attenzione…

Festival di Cannes 2011: Pater di Alain Cavalier ci sorprende tra realtà e finzione