Blake Lively: la Dea tra le Belve, la Recensione di Savages!
Ophelia, sensuale e figlia dei fiori, Dea, amata da due uomini in un paradiso di Marijuana. Le Belve riporta Oliver Stone al thriller sanguinoso, non privo di colpi di scenica, adrenalinico e sfrontato. Gli affari si fanno anche e soprattutto nella camera da letto. Tuttavia, il triangolo conclamato tra O, Ben e Chon non suscita repulsione o condanna, ma, in un certo senso, trasuda vero affetto, specialmente quando i due uomini decidono di sfidare anche la morte pur di salvare la loro musa dalla violenza dei contrabbandieri messicani, guidati da una glaciale, ma non troppo, Salma Hayek! Il mondo del contrabbando di erba è spietato e complesso e tutti, ma proprio tutti, vogliono la migliore, quella coltivata da Ben e Chon e sono disposti a “tagliare teste” pur di riuscire nell’intento! Spietati assassini, giardinieri per copertura, commettono delitti pulitissimi e non lasciano tracce, assoldati dalla perfida Reina che, tuttavia, come tutti, ha un punto debole. Quale? Il bisogno d’amore… Tutto lo cerchiamo, tutti desideriamo un amore unico ed incondizionato, che sia filiale o meno. L’eccedenza di Potere di Elena non coma il vuoti per una famiglia trucidata ed una figlia anaffettiva che nulla vuole aver a che fare con la madre. Ma quando si tratta di salvare la vita all’unica persona al mondo alla quale si tiene non si ha più paura di scendere a compromessi, di sottomettersi, di rinunciare a parte dei propri deliri di onnipotenza. No, quando si tratta di amore si è disposti perfino a finire la vita insieme o, meglio, questo è quello che Oliver Stone è disposto a farci credere, perché, in fondo, c’è anche una giustizia, seppur imperfetta. In fondo, c’è anche questo triangolo che racconta di un affetto sincero, non etichettato, difficile da catalogare, ma pur sempre autentico. Il pericolo ed il bisogno d’amore sono le parole chiave del cinema di Oliver Stone e Blake Lively le incarna perfettamente nella frivola, ma al contempo saggia, O!